Mountain bike Francia - Le vs. esperienze |
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Chemin de
l'Energie |
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di Bottalo G. |
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Il Chemin de l’Energie deve il suo nome a un grande progetto che risaliva all’inizio del XX secolo, quando si voleva captare e canalizzare le acque dei tanti laghi situati proprio sulla verticale di St. Etienne di Tinée per la produzione di energia elettrica. Con questo sentiero lungo una decina di km, sospeso quasi perfettamente in piano intorno ai 2400 metri, a volte scavato nella roccia o dentro a delle gallerie, oppure sorretto sul vuoto da muri di sostegno, una volta ultimato avrebbe dovuto accogliere una condotta forzata nel quale sarebbero confluite le acque provenienti dai numerosi laghi presenti su questo versante. Invece con il sopraggiungere della prima guerra mondiale il progetto venne abbandonato e ai nostri giorni pur con notevoli costi di manutenzione è arrivato questo comodissimo e spettacolare sentiero balcone che collega il grande lago di Rabuons con quelli di Vens e i due rispettivi rifugi. Questa interessante area paesaggistica e naturalistica, pur con avvicinamenti non indifferenti ancora ai giorni nostri era già molto frequentata nella metà del XVII secolo per la pesca e la caccia, ma soprattutto era conosciuta per la grande ricchezza e varietà di flora alpina, tanto che già all’inizio del XIX secolo il Prefetto delle Alpi marittime firmò un’ordinanza per interdire e regolare la raccolta selvaggia della flora a fini industriali in queste area. Vorrei ricordare che il secondo rifugio del CAF in ordine di tempo (Ref. du Rabuons) è stato costruito proprio in questa zona per volontà dell’allora suo primo presidente per incoraggiare e gestire i sempre più numerosi escursionisti attirati dalle bellezze di queste montagne e di questi laghi! Il parco del Mercantour, è un parco nazionale di notevole bellezza ambientale ricchissimo di flora e fauna, e al fine di protezione della medesima c’è un regolamento al quale il visitatore si deve attenere. In particolar modo con il suo comportamento non deve arrecare disturbo alla fauna, non si devono raccogliere fiori, insetti e minerali, non si devono accendere fuochi e il campeggio è consentito solo come bivacco nelle ore notturne. Inoltre è specificamente vietato l’uso di veicoli a motore ed il volo in parapendio sempre al fine di non disturbare la fauna. Anche la bicicletta figurerebbe tra i veicoli che non si possono introdurre, quindi è meglio prima informarsi sulla severità di questo divieto e delle eventuali conseguenze che tale violazione potrebbe comportare. Io ho incontrato solo un piccolo segnale alla fine del sentiero dell’energie e un'altra tabella più esemplificativa alla fine sul colle del Ferro dove anche la bicicletta veniva indicata tra i veicoli che non si possono introdurre nel parco; comunque sia i gestori del Rifugio di Rabuons che del Rifugio di Vens non mi hanno fatto nessuna osservazione a proposito, e controllando e cercando maggiori informazioni e chiarimenti sui siti internet del Parco non ho trovato restrizioni specifiche a riguardo. Questo itinerario così come viene descritto è stata quindi una mia “esperienza personale” e non voglio invitare nessuno a ripeterlo se non seriamente motivato e responsabilizzato. Bisogna superare notevoli dislivelli sia in salita che in discesa in parte non ciclabili, affrontando itinerari escursionistici riservati di solito a escursionisti esperti e dove la presenza della bicicletta rende il tutto ancora più complicato. Questo itinerario sarebbe sicuramente ancor più bello e interessante affrontarlo nel periodo delle fioriture, tra fine giugno e metà luglio, ma sul versante italiano la neve si conserva molto bene fino a stagione inoltrata, e potrebbero servire oltre a qualche metro di corda, che in questo itinerario possono sempre tornare utili, anche piccozza e ramponi.
Localita' di partenza: Pianche m. 950, Valle Stura di Demonte La prima parte dell’itinerario è già una consigliabilissima escursione in bicicletta fino al Rifugio Migliorero. Si parte dalla frazione di Pianche e si risale la parte inferiore del Vallone di San Bernolfo fino a Bagni di Vinadio. Dalla stazione termale si seguono le indicazioni per Besmorello e per una comoda stradina a fondo naturale si risale tutto il Vallone dell’Ischiator fino al Rifugio Migliorero, collocato su un poggio in posizione dominante sulla valle e circondato da una cerchia di aguzze montagne (foto 1 - foto A). Dal Rifugio una volta passati in mezzo ai primi due laghi Infer. dell’Ischiator (foto 2) la ciclabilità cessa del tutto e si continua seguendo le indicazioni del sentiero (P 26) per il Passo dell’Ischiator. Questo sentiero salendo con alcuni tornanti porta al ripiano superiore che ospita il Laghi dell’Ischiator di mezzo (foto 3). Passa nuovamente in mezzo ai due laghi e risale poi un pendio più pietroso fino ad arrivare ad una breve fascia rocciosa che si supera da destra verso sinistra con un breve passaggio un po’ esposto sopra una lapida, oltre il quale si prosegue senza più particolari difficoltà fino a divellare più in alto sulla conca che racchiude il piccolo lago sup. dell’Ischiator, lago di origine glaciale, uno dei più elevati delle alpi marittime! (foto 4) Il sentiero nell’ultima parte sale direttamente verso dx in direzione del Colle che si raggiunge in una quindicina di minuti. Pochi metri più in là si gode una spettacolare vista sul Gran lago di Rabuons e su quelli più in alto di Chaffour (foto 5). Il ripido sentiero di discesa è incerto da individuare perchè ci sono solo diverse labili tracce e piccoli omini di pietra qua e là. Si può scendere direttamente come ho fatto io per un ripido canale di sfasciumi e detriti raggiungibile qualche metro più in alto sulla sinistra cercando con la bicicletta per più sicurezza al fianco, di non smuovere o mettere in movimento scariche di pietre, e poi per grossa pietraia raggiungere la sponda del lago; oppure dal colle scendere forse più agevolmente sulla dx tenendo sempre come riferimento il raggiungimento della sponda occidentale del lago e poi costeggiando tutto il lato settentrionale si raggiunge il Rifugio di Rabuons (foto B). Questo rifugio è accogliente; nonostante gli interventi di ristrutturazione avvenuti negli anni non si è ingrandito e modificato particolarmente, all’interno è ancora tutto rivestito in legno con salone e cucina al piano inferiore, dormitorio a quello superiore e nel sottotetto; i servizi e le docce solari sono all’esterno. Si mangia e beve bene, ma subito dopo le 21,00 come da regolamento tutti a dormire. Il giorno dopo per prendere il sentiero dell’Energia dal rifugio bisogna scendere ancora un tratto per una decina di minuti con la bici al fianco. Una volta su questo sentiero si dimenticano e sembrano giustificate tutte le fatiche del giorno prima. Panoramicissimo, ampio e perfettamente in piano con la bicicletta finalmente che viaggia da sola! Si incontra una prima breve galleria, poi una seconda, e più avanti una terza un po’ più lunga delle precedenti (foto 6 - foto 7). Il sentiero segue in piano le conformità delle valli e il tipo di vegetazione e d’ambiente cambia notevolmente a seconda della esposizione. Si passa alti sul piccolo lago di Petrus (foto 8), ancora un paio di gallerie e s’incrociano anche i resti della vecchia teleferica di servizio (foto 9). Purtroppo dopo circa 10 Km questo magnifico sentiero muore in una pietraia nella quale non è subito molto evidente trovare il nuovo cammino da seguire. Individuati alcuni omini di pietra e tacche di vernice si ritrova il sentiero e una palina indicatrice (2 h per il Rifugio di Vens). Bisogna risalire con la bici al fianco per sentiero un costone erboso per circa 150 m di dislivello, oltre il quale per pendii inizialmente dolci si arriva sopra il Lago di Barbarottes, molto bello come colorazione delle acque e ricco di fauna ittica (foto 10). Il sentiero si abbassa a costeggiare la sponda occidentale di questo lago e poi si continua a scendere perdendo ancora un pò di quota fino a raggiungere la grande conca che ospita a cascata i laghi di Vens (foto 11). Conviene seguire il sentiero che attraversa dalla parte opposta costeggiando i laghi e facilmente individuabile per la presenza di alcune passerelle che aiutano ad attraversare alcuni corsi d’acqua che si incrociano tra un lago e l’altro (foto 12). Anche se non pedalabile non conviene lasciare questo sentiero che costeggia vicinissimo i laghi, per altri che passano più in alto (foto 13). Arrivati a costeggiare la sponda del lago Sup. si può finalmente pedalare più regolarmente fin quasi sotto al rifugio di Vens (foto 14). Anche il Rifugio di Vens (foto C) in ottima posizione panoramica sui laghi, non ha subito radicali trasformazioni; forse perché più facilmente raggiungibile anche dal versante italiano sembra più frequentato rispetto al Rabuons, ed è anche più costoso rispetto ai precedenti, qui una pastasciutta ed una cocacola sono costate esattamente il doppio che al Migliorero! Comunque la razione era molto abbondante e le due ragazze adibite a servire erano veramente carine! Dei due sentieri che salgono al Col di Ferro partendo dal Rifugio, si sceglie quello inferiore meno diretto ma più agevole con la bici al fianco. La salita è regolare, si guadagna rapidamente quota con alcune svolte (foto 15), e lasciato sulla dx il caratteristico arco roccioso della Tortisse (foto 16) si arriva agevolmente pedalando sugli ampi e dolci pendii sommitali al Colle di Ferro (foto 17). Un ultimo sguardo da questo colle alle montagne attraversate (foto 18), e si inizia una discesa quasi tutta fattibile in sella alla bicicletta (foto 19). A metà vallone ma ancora alti sul versante sx or. si passa vicino ad un rifugio-bivacco (rif. Belveire) in lamiera con a poca distanza una fontana, più avanti abbassandosi ulteriormente di quota si raggiunge un bivio palinato: da una parte con breve risalita si può raggiungere “Ferrere“ caratteristica borgata dove arrivano le automobili e senza più fatiche e difficoltà si può scegliere come rientrare al punto di partenza e questa sarebbe anche la soluzione più logica e consigliabile. Diversamente continuando a scendere verso il fondo del vallone si deve poi risalire e rientrare per il Colle dei Becchi Rossi. Io ho optato per questa soluzione, perché avevo sentito parlare molto bene di questo percorso. Ma questa variante diventa quasi un altro itinerario in questo già lungo giro e comporta dopo aver attraversato il torrente su una passerella di vecchi travi, la risalita per circa 400 metri di dislivello di una pineta per uno stretto e ripido sentiero a volte invaso dalla vegetazione con numerose e strette svolte da fare tutto faticosamente a spinta! Raggiunto il colle la fatica compiuta è ripagata da una discesa veramente bella e consigliabile. Si perde rapidamente quota in questa profumata e fresca pineta con lunghi e regolari ma stretti tornanti, su un sentiero con le caratteristiche tipiche dei percorsi militari (foto 20). Molto più in basso il sentiero si trasforma in stradina erbosa che arriva poi ad incrociare una strada che seguita verso dx porta alla borgata di Murenz dove si ritrova anche l’asfalto. Questa strada è chiusa al traffico veicolare non autorizzato e velocemente porta verso il fondo della valle principale. Poco prima di arrivare alla statale si incrocia ad un bivio una nuova stradina con la possibilità sicuramente di una nuova interessante lunga variante finale per chiudere in bellezza questo giro. Io, ormai pienamente appagato, e anche un po’ stanco ho preferito la soleggiata strada principale di fondo valle che senza alcuna più fatica dopo aver attraversato Pietraporzio e Sambuco mi ha riportato a Pianche. |
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